La definizione di che cosa sia la “violenza” non è assoluta, né immodificabile.
I dati raccolti negli ultimi trent’anni rispetto a questo tipo di violenza sono drammaticamente in crescita, e, nella quasi totalità dei casi coinvolgono prevalentemente il genere femminile.
E’ “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l’art.1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne. Con l’espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.
La violenza domestica è ogni tipo di violenza fisica, psichica, economica e sessuale all’interno di una relazione affettiva o di una relazione di tale tipo passata.
La violenza domestica viene perpetrata agita quasi esclusivamente dagli uomini contro le donne e si svolge soprattutto tra le mura domestiche, nell’ambito ritenuto più sicuro. Nella definizione di violenza domestica sono comprese molteplici e variegate azioni e comportamenti che mirano tutti all’ affermazione del potere e del controllo sull’altra persona, sul suo agire e pensare.
La violenza sulle donne è un fenomeno trasversale, radicato, sottostimato e multidimensionale.
E’ derivante da un retaggio culturale profondamente patriarcale e maschilista, in cui gli stereotipi di genere si radicano molto facilmente fino ad essere accettati anche dalla vittima di violenza, facilitando squilibrio e sottomissione nelle relazioni.
Il ciclo della violenza è una teoria che contempla l’esistenza fasi specifiche nelle dinamiche legate alla violenza di genere, la Walker ha sottolineato il fatto che le vittime non denunciano apertamente i loro aggressori per paura di un litigio o di peggiorare la loro situazione, soprattutto se dipendono economicamente dal loro aggressore.
C’è bisogno innanzitutto che le vittime prendano consapevolezza della precaria e pericolosa situazione in cui si trovano, il ciclo della violenza infatti tende ad acutizzarsi sempre più e può portare a gravi conseguenze per l’incolumità della vittima (o delle vittime, nel caso siano coinvolti anche minori).
La Convenzione di Instanbul (2011) ha definito un quadro ben preciso che descrive il fenomeno della violenza e la punibilità dell’aggressore.
La legge contro la violenza di genere persegue tre obiettivi principali: prevenire i reati, punir i colpevoli, proteggere le vittime. Con l’introduzione del 2009 del reato di atti persecutori-stalking che si configurano in ogni atteggiamento violento e persecutorio e che costringono la vittima a cambiare la propria condotta di vita.
Per le segnalazioni è attivo il 1522, il numero verde di pubblica utilità della Rete nazionale antiviolenza.
Sono in campo molteplici interventi: la tutela delle vittime di maltrattamenti e violenza domestica, le risorse per finanziare un Piano d’azione antiviolenza e la rete di case-rifugio, la formazione sulle tecniche di ascolto e approccio alle vittime, di valutazione del rischio e individuazione delle misure di protezione, i corsi sulla violenza domestica e lo stalking.
Di seguito, il link della lista dei centri antiviolenza regione per regione.
https://www.direcontrolaviolenza.it/i-centri-antiviolenza/
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